Pensieri & co.

Storie complicate di vite complicate

La giornata odierna è, per me, un miscuglio di sensazioni ed emozioni. Spesso ad accezione negativa, ma che, pensando a cosa ho adesso, riesco a tramutare quasi sempre in positiva.

Alla soglia dei 25 anni, sto scegliendo di vivere la vita un passo alla volta e, quel passo, deve essere sempre a favore del mio benessere, mentale e fisico.

Non molto tempo fa (o forse continuo ancora oggi, ogni singolo giorno) ho abbandonato l’idea genitoriale che mi ha accompagnata per gran parte della mia vita. Il sogno della famiglia perfetta, coi legami indistruttibili e con quelle ombre che ti seguono sempre, pronte ad aiutarti in ogni caduta, lì ferme a vegliare su di te.

L’ombra c’è sempre stata, mi ha cresciuto e amato, mi ama tutt’ora e, nonostante le incomprensioni quotidiane, è il mio tutto, sempre.

Parlo al singolare, perché della seconda figura, non ve ne è traccia. Chi ti cresce, chi ti insegna e chi ti ama, resta. Impara a crescere con te, muta, si evolve in una figura migliore. Riconosce sempre gli errori, cerca di non ripetere i suoi e quelli dei suoi genitori e dei suoi avi. Ti procura amore e gioia, ti lascia vivere, ti elogia nei successi e nei fallimenti, ti insegna ad amare e a ricevere amore. Insegna a se stesso tutto il necessario per vivere con te, anche se non è piacevole, anche se può diventare asfissiante.

Si dice sempre che i figli crescono e vanno via, ti lasciano un po’ a te stesso, ti svuotano portando via la tua vita fatta di piccole cose. A volte, però, i figli vanno via prima di essere cresciuti, magari anche solo con la mente. Scappano. Da te, dalla routine che hai instaurato in casa e dal regime che imponi dando regole e non arrivando a capirli neanche un minimo. Li rendi deboli e spaventati, pronti ad accogliere, poi, chiunque nella loro vita. Li rendi aridi e bisognosi di un affetto che tu non gli hai dato mai. Crescono credendo di non meritare nulla, di non poter neanche pensare alla felicità, perché se non l’hanno avuta da chi li ha messi al mondo, perché dovrebbero riceverla dagli estranei?

Così crescono gli insicuri. Sempre pronti a dubitare di tutti ma ad amare il chiunque.

Io sono un’insicura.

E non sapete quanto sia difficile accettare l’idea di non aver avuto amore dalla persona con cui condividi il sangue. Quanto è doloroso ma altrettanto fantastico vedere bambini, ma anche adulti, che si godono l’affetto che a te è stato negato. Quanto è infinitamente soddisfacente arrivare a tramutare la rabbia che provi, che hai provato per tanti anni, mentre te ne stavi lì ferma a cercare un perché a tutto il dolore che provavi, in un qualcosa di sano. Essere pronta ad affrontare le amicizie e i legami affettivi con minuzia e con parsimonia. Coltivare il tutto come si fa con quel fiore tanto bello, ma sensibile ai cambiamenti climatici.

Prima ero sempre lì a giustificare i miei atteggiamenti, a ripetermi che io non ero così come mi definivano nei paragoni con i genitori. Io sono io.

Io non sono lui.

E invece sbagliavo alla grande. Io sono lui. Sono anche lei, che mi ha partorito, sono i miei nonni e i miei bisnonni. Sono tutti e sono una. Ma sono anche libera di cambiare, di non rivangare i percorsi sterrati e scomodi che ti guidano per forza verso un burrone. Sono io e sono pronta ad ammettere le mie stronzate e i miei errori, sempre. Voglio chiedere scusa, voglio saper dire “Ti voglio bene” e “Ti amo” senza crearmi problemi. Voglio saper dire che sono assolutamente un carattere impossibile e che avermi vicino in certi giorni, può essere stancante, ma voglio anche saperti rassicurare e farti capire che in fondo, forse non molto profondamente, c’è la Noemi che ti apprezza e ti da tutto ciò che le è stato negato.

Voglio essere una persona degna di questo nome. Voglio essere mia madre e mio padre, voglio essere una donna, ma voglio essere libera di scegliere.

Questo giorno è difficile. Anni fa lo rinnegavo, poi lo ignoravo, ora lo accetto. Lo abbraccio questo giorno, perché no, io non ti odio e non l’ho mai fatto davvero. Se sono qui è, anche, grazie a te.

Se sono questa, nel bene e nel male, è grazie a te.

Auguri, papà.

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